Gli allievi bolognesi di Roberto Longhi
Quella che si apre a Bologna verso la metà degli anni Trenta, con l’arrivo di Roberto Longhi alla cattedra di Storia dell’arte dell’antico ateneo, è una delle stagioni
Quella che si apre a Bologna verso la metà degli anni Trenta, con l’arrivo di Roberto Longhi alla cattedra di Storia dell’arte dell’antico ateneo, è una delle stagioni più dense e cariche di avvenimenti per la storia culturale italiana. Tra i primi allievi di quegli anni, i giovani Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci, Francesco Arcangeli e Pier Paolo Pasolini, intrecciano i loro percorsi biografici, critici, poetici, in uno scambio che si rivelerà decisivo. Rileggendone in maniera comparata i primi scritti sull’arte e ritessendone la trama dei rapporti attraverso gli scambi epistolari e le collaborazioni professionali, il libro prende in esame il contributo critico di questi autori sulle arti figurative nella stagione fondamentale che va dagli anni di formazione universitaria alla conclusione del secondo conflitto mondiale; mettendo al contempo in luce l’esistenza di una piattaforma comune di confronto e maturazione critico-poetica. All’interno di questa vicenda, che restava in gran parte da ricostruire, s’inscrive il senso di molte scelte e posizioni condivise: acquistano nuova luce predilezioni e idiosincrasie, si chiariscono snodi cruciali per la genesi e l’evolversi dei giudizi critici. Sullo sfondo scorrono anni decisivi per la storia italiana e internazionale; e mentre mutano profondamente il ruolo degli intellettuali insieme agli scenari artistici, politici, civili, più consapevole e originale si fa invece l’adesione di questi autori alla proposta longhiana di una integrazione tra letteratura e critica d’arte, in uno sforzo inteso a riequilibrare il difficile rapporto tra ricerca storico-artistica, formulazione critica, e tutela del patrimonio.