Horti Picti
Il saggio affronta il tema del giardino nella pittura romana, facendo interagire fonti letterarie e fonti materiali.
Il saggio affronta il tema del giardino nella pittura romana, facendo interagire fonti letterarie e fonti materiali. Proiettata a superare il limite fisico della parete, la pittura di giardino inganna l’occhio dell’osservatore e lo induce a contemplare luoghi meravigliosi e rasserenanti.
Il censimento delle evidenze, analizzate in tutte le loro componenti, consente di individuare gli elementi ‘formulari’ del sistema parietale, la sua evoluzione, nonché la circolazione dei motivi. Il focus sul rapporto tra le pitture di giardino e lo spazio architettonico permette di cogliere differenziazioni (preferenze e dismissione di motivi) in rapporto alla funzione dell’ambiente. Dall’analisi emerge quanto il giardino dipinto costituisca una delle più esplicite testimonianze di una congruente adesione del tema iconografico alla destinazione dell’ambiente: i vani scoperti, quali giardini e corti, sono infatti gli spazi maggiormente caratterizzati dalla presenza degli horti picti, i quali sottolineano, con un processo di amplificazione illusionistica, le funzioni proprie degli ambienti.
Se il periodo tra la fine del I sec. a. C. e il I sec. d. C. è quello che permette di definire a tutto tondo il tema degli horti picti nella loro versione illusionistica, l’esame esteso alla fase medio e tardo imperiale guadagna originali elementi che si impostano sul nuovo assetto socio-culturale. In questa prospettiva, la metamorfosi del modello – anche nel suo slittamento semantico – è fondante per la ricezione (e riformulazione) del tema tanto nella pittura catacombale quanto nel sontuoso e complesso programma della Basilica di Aquileia.