Danno da perdita di chance nella responsabilità medica
Il danno da perdita di chance costituisce una «categoria» di danno di recente introduzione nel nostro ordinamento giuridico nel contesto del quale è stata a lungo osteg
Il danno da perdita di chance costituisce una «categoria» di danno di recente introduzione nel nostro ordinamento giuridico nel contesto del quale è stata a lungo osteggiata dalla dottrina e ignorata dalla giurisprudenza. Quest’ultima ha iniziato a risarcirla per la prima volta esplicitamente nel 1983 (Cass. civ., sez. lav., 19 novembre 1983 n. 6906) in una caso vertente sulla vicenda di alcuni lavoratori ai quali era stata impedita la partecipazione a prove concorsuali il cui superamento era necessario per il perfezionamento della procedura di assunzione. La giurisprudenza ha ammesso, poi, la risarcibilità del danno da perdita di chance in ambiti sempre più ampi. Dopo aver enucleato le principali questioni che concernono la natura di tale categoria di danno, il testo pone l’attenzione alla perdita di chance in uno degli ambiti di più problematica valutazione, quello della responsabilità medica. Attraverso l’analisi della dottrina e delle più significative pronunce della Corte di Cassazione sul tema, nonché fornendo contributi casistici derivanti dalla loro diretta esperienza professionale, gli Autori danno inizio alla trattazione con una disamina sui principali aspetti del nesso di causalità. La scelta è obbligata: la perdita di chance, infatti, quale categoria di danno, nasce dall’esigenza sentita dalla giurisprudenza di superare proprio il difficile problema dell’accertamento del rapporto causale. Le difficoltà incontrate dalla scienza nel fornire dati certi ed oggettivi dai quali dedurre che da una data causa consegue un determinato evento e la logica «all or nothing» che pervade il diritto penale, possono comportare la conseguenza, nel campo del diritto civile in generale e della responsabilità medica professionale in particolare, di escludere da qualsivoglia forma di protezione il danneggiato anche a fronte di condotte colpevoli. Dall’esigenza di non lasciare privo di tutela un interesse protetto dall’ordinamento, anche qualora possa risultare arduo fornire la prova dell’esistenza di una relazione di causalità tra condotta ed evento, scaturisce la teoria della responsabilità da perdita di chance in cui il problema dell’accertamento del nesso causale è stato trasposto sul piano del danno risarcibile. Sebbene abbia avuto discreta diffusione in giurisprudenza, la figura della perdita di chance, contraddistinta da una profonda ambiguità, continua ad alimentare dibattiti, a sollevare numerosi rilievi critici in dottrina e a creare difficoltà interpretative nell’ambito della valutazione del danno conseguente a responsabilità professionale. Da un problema di incertezza circa l’accertamento del nesso di causalità, incertezza ineliminabile soprattutto in ambito medico, nasce la nuova categoria di danno: quelle probabilità che non raggiungono un grado sufficiente per assolvere alla funzione di dimostrare il nesso di causa, divengono esse stesse oggetto di lesione. La chance, dunque, è al contempo strumento nella valutazione del nesso causale tra fatto ed evento ed oggetto della lesione. Gli Autori raccolgono organicamente numerosi contributi che giurisprudenza e dottrina offrono, anche se in termini non sempre concordi, su questa nuova categoria di danno e sul suo inquadramento concettuale e metodologico.